BIOGRAFIA DI GIOVANNI CAMUSSO

 

 

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Fig. 1   W. Molino Ritratto di Giovanni Camusso - acquerello 1943 

Collezione Camusso

 

 

Giovanni Camusso nacque a Torino il 23.06.1910. Fin dall’infanzia mostrò una forte propensione al disegno, una libertà di tratto, una capacità di sintesi pittorica che indussero i genitori a mandarlo a Milano dove frequentò  l’Accademia di Brera, diplomandosi professore di disegno.

 

Come ci ha riferito il figlio, Fabio Camusso, la famiglia di origine di Giovanni - padre e 4 figli di cui 3 maschi e una femmina - erano notoriamente antifascisti, tanto che alcuni dei suoi componenti finivano regolarmente in galera preventiva prima dell'arrivo di qualche gerarca in visita in quel di Torino e dintorni.

 

Giovanni approdò giovanissimo al mondo del lavoro. La sua esperienza lavorativa lo  portò  a collaborare con il  Primario Studio Artistico Tecnografico  “Felice Gibelli” di Torino, come testimonia una lettera di referenze rilasciatagli dalla Ditta nell’agosto del 1928, che lo elogia per “… la sua opera di aiuto disegnatore […] dichiarando la […ottima tecnologia al disegno artistico e zelo. E’ pure specialista accurato in disegno meccanico e d’indole tecnica”...].

 

Fu sempre nel 1928 che Camusso venne assunto alla FIAT Società Anonima Fabbrica Italiana di Automobili – Torino dove lavorò per alcuni anni nell'ufficio tecnico della sezione automobili-aviazione.

 

Fin dal 1922 la FIAT si era infatti occupata di velivoli,  aveva collaudato  il suo primo aereo civile e negli anni successivi aveva dato impulso al settore aereo. Nel gennaio 1928 il Ministero dell'Aeronautica aveva emesso un bando di gara per la fornitura di un nuovo velivolo civile da utilizzarsi come aereo da turismo e collegamento. Al concorso, la  Fiat Aviazione partecipò con l’A.S.1., un monomotore  originariamente  progettato dalla Ansaldo, acquisita da FIAT nel 1926.

 

 

 Fig.  2  Tessera di riconoscimento FIAT  - Collezione Camusso

 

Fig.  3  Pubblicità  FIAT Motori

 

A partire dagli anni ’30, Giovanni Camusso, con lo pseudonimo di Nino Camus,  collaborò con le massime riviste satiriche dell’epoca: “Bertoldo”, Marc'Aurelio”, “Candido”, “Becco Giallo”, “Travaso”, “Spigolo”, “Il Pasquino”. Il suo lavoro era molto apprezzato ed il suo nome è  presente nella letteratura specializzata, insieme a quello dei più importanti talenti dell’epoca. [Lando M., Napoli 2012]. Profonda fu la sua amicizia con Walter Molino che lo ritrasse nel 1943 in un olio attualmente presente nella Collezione Camusso.

 

Fra le varie riviste con cui collaborò  si annoverano anche il “Bacillo Virgola” di Torino, che in una lettera del 28 giugno 1932 gli sollecitava l’invio di materiale sulla FIAT ed “Il Mezzogiorno Sportivo” che il 3 maggio dello stesso anno gli pubblicò una caricatura, senza tuttavia pagarlo!.

 

Risale alla fine del 1930 il suo interesse per i cartoons. Camusso propose all’attenzione di Guglielmo Giannini – giornalista, politico, scrittore, regista e drammaturgo italiano – un progetto riguardante questo particolare genere. Sappiamo che Giannini nella sua lettera di risposta del 29.01.1931  gli fece presente che, sebbene l’idea sembrasse buona, le difficoltà sarebbero state decisamente tante e lo indirizzò a Guglielmo Torelli,  fondatore della rivista  umoristica napoletana “Contropelo”.

 

Tra la fine del 1932 e l’inizio del 1933 Giovanni  Camusso passò alcuni mesi a Parigi per motivi di lavoro e di studio, assaporando il clima culturale della capitale francese, non costretto ed "ingessato" dalle restrizioni imposte dal regime fascista. Pur cercando attivamente una collaborazione con le riviste francesi ("Le Figarò", "Le Sourire", "La Vie Parisienne", "L’Auto"), Camusso non interruppe mai i contatti con quelle italiane, sopratutto con “La Tribuna” ed il “Corriere della Sera” che gli pubblicarono caricature, cartoline e vignette,  tanto che al suo rientro in Italia il “Corriere della Sera” gli fece girare da Parigi  il compenso dovutogli per i disegni umoristici pubblicati in Italia nel mese di giugno, erroneamente accreditati su una banca francese (1933).

 

Fig.  4  Lettera a firma Camus alle redazioni di riviste francesi – Collezione Camusso

Fig.  5  Lettera di Corriere della Sera 31 luglio 1933

Collezione Camusso

 

 

 

Nel 1935 (o 36) Camusso incontrò a Cesenatico la signorina Eugenia Pecchioni. Eugenia era bella, piena di spirito, con una grande sensibilità artistica. I figli narrano che alla sua futura sposa Camusso dedicò una buffa vignetta che ritraeva loro due su un ponte con  soprastante un baloon con la  scritta 'Censura'.

 

Il 1937 fu un anno felice per la vita privata di Giovanni Camusso, nel febbraio sposò la sua Eugenia  andando a vivere a Torino. Eugenia gli dette due figli: Fabio, nato alla fine  dello stesso anno e Grazia, nata nel 1946, che aveva pochi mesi quando il padre morì a causa di una malattia invalidante. Dopo la sua morte Fabio e Grazia furono amorosamente cresciuti dai nonni materni che abitavano a Bozzolo, nel Mantovano.

 

 

 

Fig.  6  Eugenia e Giovanni a Cesenatico - Collezione Camusso

 

Il primo anno di matrimonio non fu  facile per la coppia, Eugenia, nata a Bozzolo, mal si adattava alla vita di Torino, città fredda non soltanto dal punto di vista climatico, e sentiva in modo particolare la lontananza dalla famiglia di origine che l'aveva sempre sostenuta. Come per la maggior parte delle coppie che si formarono in quegli anni, la vita coniugale di Giovanni ed Eugenia non fu certo facile; anche la convivenza comportava dei rischi, soprattutto dopo l’entrata in guerra dell’Italia, data l’urgenza, profondamente sentita da Giovanni,  di assicurare la sopravvivenza e la  sicurezza della famiglia.

 

 

 

 

 

   

                Fig.  7  Matrimonio Camusso-Pecchioni

    Collezione Camusso

 

Fig. 8  Camusso con il figlio Fabio

Collezione Camusso

 

Questa è la tenerissima dedica che la Signora Camusso riservò alla bella foto di  Giovanni, affettuosamente chiamato Nino, e del figlioletto Fabio.

 

Per quanto riguarda la vita professionale, Camus fu un ottimo VIGNETTISTA, dalla vena satirica, apprezzato sia dai lettori che dai direttori dei giornali a cui collaborò. Il suo particolare interesse per il clima politico lo portò a rivolgere la propria attenzione ai Personaggi Famosi del suo tempo.

 

Sue le caricature di :

RODOLFO GRAZIANI; MIKLÓS HORTHY DE NAGYBÁNYA; CHARLES ANDRÉ JOSEPH MARIE DE GAULLE; HARRY S. TRUMAN:

 

 

Fig.  9  Schizzi caricaturali dei Grandi – Coll. Camusso

 

 

Fig.  10  Caricatura di Truman - Collezione Camusso

 

 

Sua anche una cartolina - vignetta  raffigurante HITLER – HIROHITO E MUSSOLINI:

 

Fig. 11  Vignetta politica - Collezione Camusso

 

Sempre negli  anni Trenta e nei primi anni  Quaranta  numerose vignette e racconti  illustrati apparvero su la “Domenica del Corriere”; prova ne sono i numerosi mandati di pagamento attualmente presenti negli archivi dei Camusso.

 

Fig. 12  Mandati di pagamento  - Collezione Camusso

 

Camus lavorò anche per la “Tribuna Illustrata”; realizzò varie copertine per la “Illustrazione del popolo” con cui collaborò fino al 1944, come testimoniano le copertine pubblicate nei numeri  5, 51  e il disegno esecutivo per la copertina del n. 31 del 1944, conservato nella Collezione Camusso.

 

Fig.  13  Disegno definitivo - Collezione Camusso

 

 

 

 

 

 

Fig.  14  Copertine della “Illustrazione del Popolo” del 1944 – la seconda e la terza da sinistra sono illustrate da N. Camus. La terza è la copertina di cui al disegno definitivo Collezione Camusso

 

 

Fig.  15  Copertina Illustrazione del Popolo

n. 5  1944 a firma Camus - Collezione Camusso 

 

Fig.  16  Copertina Illustrazione del Popolo

n. 51  1944 a firma Camus - Collezione Camusso 

 

 

Nino Camus disegnò fotoromanzi per ”Grand'Hotel” (la moglie Eugenia confidò alla figlia che dopo la sua morte le copertine di quella rivista mancavano di vivacità ed erano diventate “più rigide”). A partire dal 1946 lavorò anche per un’altra rivista “rosa”, il settimanale di romanzi e novelle «GEMMA», di cui ci rimane la prima pagina del fotoromanzo ”L’amore è il più forte”, riportata sulla carta da lettere di quella rivista.

 

Fig   17  Pagina del settimanale di romanzi e novelle «GEMMA» , fotoromanzo “L’amore è il più forte” a firma Camus - Collezione Camusso

Fig. 18   Lettera delle Edizioni “OMNIA” del  10.12.1946, che riporta la pagina del fotoromanzo a firma Camus – Collezione Camusso

 

 

Nel 1938 Giovanni Camusso si trasferì a Milano per partecipare al progetto di Anton Gino Domeneghini  che, affascinato da “Biancaneve e i sette nani” di Walt Disney decise di realizzare “La Rosa di Bagdad”, primo film italiano di animazione. Camusso si era interessato ai fumetti sino dagli anni 30, avendo studiato le prime strips di Topolino pubblicate in quell’anno dall’ “Illustrazione del popolo”,  rivista con cui collaborava, tanto che nel 1931 aveva espresso la propria intenzione di occuparsi di cartoons in una lettera indirizzata a Gugliemo Giannini, Inoltre , rispettivamente ne 1935 e nel 1938, aveva collaborato con  la casa editrice Nerbini di Firenze e con la Editrice Universo di Milano, entrambe impegnate nella pubblicazione di fumetti.

Giovanni era dunque estremamente motivato e qualificato per questa avventura che prevedeva l’utilizzo di immagini dal vago sapore disneyano nel “La Rosa” e quando Domeneghini raccolse intorno a se i migliori illustratori e fumettisti italiani entrò con entusiasmo a far parte della variegata “famiglia domeneghiana”. Camus venne assunto dalla IMA, la società che curava il progetto, nell’aprile del 1939 quale […] pittore del nostro reparto artistico […] [ IMA Domeneghini A.G. Lettera aprile 1939 – Collezione Camusso],  e invitò a raggiungerlo sua cugina Carla Ruffinelli, figlia della “zia Maddalena”. “La Rosa di Bagdad” iniziato nel 1939, uscì  nelle sale soltanto nel 1949, quando vinse al Festival di Venezia il primo premio nella categoria Film per ragazzi.

Fig. 19  Topolino sull' Illustrazione del popolo"1930

 

                   

Fig. 20-21  Il califfo Oman, di sicura derivazione dal nano Gongolo

di "Biancaneve e i sette nani"

 

Il 23 ottobre 1939 Giovanni Camusso fu assunto alla Aeroplani Caproni S.A. di Taliedo come “disegnatore prospettivista addetto all’ufficio pubblicazioni tecniche”. Benchè la Caproni non fosse più la grande realtà delle pubblicità futuriste, per la quale  Gabriele d’Annunzio aveva coniato il motto “Senza cozzar dirocco”, [...]lavorare alla Caproni, come in altri stabilimenti del tempo definiti "di interesse nazionale" permetteva all'operaio di sfuggire alla incerta sorte dei più. Le maestranze erano il fior fiore della gioventù operaia italiana. Perfino il regime doveva chiudere un occhio su certe insofferenze perché aveva bisogno degli operai della Caproni per la sua produzione[…]. [ Pesce G. 2005].

Fig. 22  Logo e Motto Caproni

Fig- 23 Ambrosi Alfredo Gauro: Attacco con aereo Caproni

 

L’esperienza presso la Caproni rivestì un’importanza fondamentale nella vita di Camusso, perché maturata in una realtà in cui si affrontavano azioni di intimidazione e soprusi e reazioni resistenziali. La Caproni fu una vera e propria chiave di volta e la scelta civile fatta da Camusso risulta chiara ed evidente, perfettamente in linea con la sua sensibilità e dirittura morale. La vita in fabbrica  lo aveva messo in contatto con gli uomini peggiori ed i migliori della società di quel periodo. Soprattutto dopo l’entrata in guerra dell’Italia nel 1940 nell’azienda vigeva un vero e proprio clima di terrore  instaurato dai fascisti della Muti, la feroce  polizia politica e militare della  Repubblica Sociale Italiana  agli ordini del tenente colonnello onorario Cesare Cesarini. Arresti, deportazioni, licenziamenti erano all’ordine del giorno. Cesarini, prima direttore del personale e successivamente “vero padrone”  dell’azienda, fu responsabile della schedatura degli antifascisti e della deportazione di molti dipendenti verso i campi di concentramento del Terzo Reich. Dopo tre tentativi andati a vuoto, Cesarini -  “il boia della Caproni” come lo definì  Camus sul numero 4 del fumetto ”Pam il Partigiano" [Camus N. 1946 ] - fu infine eliminato da Giovanni Pesce (Visone,  mitico comandante del III Gap milanese), che lo uccise la mattina del 16 marzo 1945 [Pesce G. 2005].

 

Fig. 24  Caricatura Danesi- Collezione  Camusso

Altro elemento di spicco del “terrore” alla Caproni fu Paolo Danese, che Camusso  raffigurò in una caricatura con una casacca con tanto di teschio e tibie incrociate. Danese era il feroce capo delle guardie della Caproni, confidente dell’OVRA,  la Polizia Segreta dell'Italia fascista dal 1930 al 1943 e della Repubblica Sociale Italiana dal 1943 al 1945. [De Biaggi C. 2015 , Giannantoni F., Paolucci  I. 2005].

Ma all’interno della fabbrica operavano anche forze progressiste.

 

Fino dal 1941-1942 erano presenti cellule gielliste e garibaldine che si riunivano giornalmente per scambiarsi idee e fare programmi di azioni in fabbrica.

 

Già nel 1942 si manifestarono i prodromi dei gravi disordini dell’anno successivo quando le maggiori industrie milanesi ed italiane, in previsione della uscita dell’Italia dal conflitto,  della conseguente crisi dell’industria bellica e della carenza delle materie prime, dettero vita ad una massiccia campagna di licenziamenti. In quello stesso anno iniziarono le azioni resistenziali ed i sabotaggi della produzione[ Leondi S. 2005].

 

In fabbrica Camusso incontrò anche il fratello dell’amico Walter Molino, Antonio, dirigente della Caproni, strenuo oppositore del regime che  pagò molto duramente la sua militanza. Assieme agli operai aveva sabotato la produzione e incoraggiato gli scioperi. Arrestato e deportato, morì il 28.09.1944 ad Hartheim (Mauthausen), dove  i prigionieri venivano sottoposti a brutali esperimenti scientifici [Pappalettera V. 1965 ].

 

Da una lettera, senza data, indirizzata al padre Antonio, sappiamo che Giovanni Camusso fu probabilmente  licenziato  dalla Caproni nell’ ottobre del 1943, in seguito ad un provvedimento di  rappresaglia per aver denunciato alcuni fascisti alla Commissione di Fabbrica di allora.

 

Allo scoppio della guerra  Camusso dovette separarsi  da moglie e figlio i quali si rifugiarono  a Bozzolo, presso i nonni materni, per sfuggire ai continui bombardamenti su Milano.

 

Giovanni si recò più volte  da Milano a Bozzolo in bicicletta, sobbarcandosi viaggi molto difficili e  pericolosi.  Questi viaggi erano una vera miniera di incontri, più o meno ravvicinati. Bozzolo era un paese povero, collocato in zona depressa, ma vi vivevano personaggi antifascisti straordinari. Il paese fu un punto di riferimento molto importante per la famiglia Camusso, ed in particolare per Giovanni che vi instaurò rapporti con personalità di primo piano della Resistenza.

 

Camusso vi conobbe Ottaviano Moretti Foggia, farmacista di Bozzolo, uomo di grande cultura e membro del Comitato di Liberazione, meglio noto come Giuseppe “Pen” Foggia,  fratello del Dott. AMAL della "Domenica del Corriere", ossia della Dottoressa Amalia Moretti Foggia (la famosa Petronilla, autrice di trattati di cucina in tempo difficili. Con Ottaviano  ebbe modo di fare un “viaggio” di fortuna in bicicletta da Bozzolo verso Mantova [Benevelli Luigi, Bettoni Ludovico, nov 2015].

 

 

 

Fig.  25   Ottaviano Moretti Sforza Ritratto da Aldo Bottoli

 

A Bozzolo, Giovanni ebbe anche vari contatti con  Don Primo Mazzolari, l'arciprete del paese, ritenuto di sinistra per la sua strenua difesa dei lavoratori e dei poveri. Antifascista e combattente per la libertà, fu arrestato e successivamente liberato, visse in clandestinità e supportò fattivamente la Resistenza.

 

Vi ebbe anche esperienze più dirette ed attive. La storia familiare ed i ricordi del figlio Fabio evidenziano che durante il periodo bellico Giovanni fu informato in via segretissima dell’abbattimento di un aereo  degli alleati nei dintorni del paese. Grazie ad una tessera di riconoscimento della Caproni riuscì a visitare il relitto in qualità di tecnico,  portando in regalo al figlio un pezzo dell’aereo. Venne anche in contatto con l’aviatore britannico che si era salvato gettatosi col paracadute, poi nascosto dai partigiani  in una cascina di campagna nel Mantovano, fatto fuggire e salvato  da tedeschi e fascisti.

 

Per comprendere appieno la personalità di Giovanni Camusso è importante leggere quanto egli scrisse al padre nella lettera, accuratamente conservata dai figli, sopravvissuta alla guerra ed a tutti gli avvenimenti successivi.

Questa lettera, non datata, fu probabilmente scritta tra il 29 ed il 30 aprile 1945, perché  vi si  fa riferimento a due avvenimenti  accaduti entrambi il 28 aprile 1945 (Vera Rol, moglie di Nuto Navarrini entrambi ferventi fascisti, fotografata in Piazza Duomo a Milano con la testa rasata, e la vendita delle  foto dell’ex-duce e della Petacci  appesi per i piedi).

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 Fig. 26  La liberazione a Milano. L'attrice Vera Rol rasata per punizione 

 

Oltre alle notizie ed ai commenti strettamente personali, Giovanni Camusso vi faceva un breve affresco degli avvenimenti bellici e delle difficoltà del momento, descriveva la ritirata dei tedeschi, l’arrivo delle forze alleate, riportava considerazioni sul suo licenziamento dalla Caproni, sulla sua cattiva salute; raccontava al padre il suo viaggio verso Mantova  insieme ad “uno del Comitato di Liberazione” (Ottaviano Moretti Foggia meglio noto come Giuseppe “Pen” Foggia) e svelava di aver dato asilo fino a poco tempo prima ad un membro  del Comitato,  ricercato dalla Brigata Nera. Questa lettera è un importante documento su quel confuso periodo, redatto da un testimone oculare dotato di un acuto spirito di  osservazione  e di grande sensibilità.

           

Fig.  27  Lettera di Giovanni Camusso al padre - Collezione Camusso  

 

Nonostante i tempi tanto difficili, Camus continuò a lavorare, supportato dalla fiducia degli editori e dalla simpatia dei suoi lettori. Datano a  questo periodo, ossia dal 1939 al 1946, un anno prima della sua morte,  le vignette satiriche pubblicate da “Spigolo”, “Becco Giallo” e “Guerrinmeschino”.

               

 

Fig.  28  Vignetta su Spigolo n. 5 Milano 11.09.1945

“Ue, signori sgombrate, dobbiamo ricostruire”   

Fig.  29  Vignetta su Spigolo    Milano

"Il diavolo: Buon Dio da quando sono arrivati quei

                                  due   (Mussolini e Hitler) qui è diventato un vero inferno"                               

 

Le sue immagini di guerra rivelano tanta nostalgia per gli affetti e  la pace

 

 

Fig. 30  “Saluto di una madre al figlio in partenza per la guerra” - Collezione Camusso   

 

   

Fig.  31  “Idrovolante Caproni, elaborato dal bombardiere da ricognizione Ca.312 con la sigla Ca312bis (IDRO)”. - Collezione Camusso

 

Forse spinto dall’interesse dimostratogli del settimanale di varietà “SETTE” della Longanesi di Roma che nel novembre 1945 gli pubblicò una copertina,  Nino Camus disegnò le sue “donnine”,  soddisfacendo così anche  l’antico amore per lo spettacolo e la rivista.

 

 

 

Fig.  32   Disegno de “Il Diavolo nella giarrettiera” -

Collezione Camusso (1944)

 

Fig.  33   “Le donnine” di Nino Camus -

Collezione Camusso

 

......... e le sue donnine sono accompagnate da un buffo, simpaticissimo omino "guardone"

 

Uno degli ultimi lavori in cui  Nino Camus mostra  la sua grande vena neorealista è “PAM il Partigiano che lo vede fumettista di genio, attento alla realtà storica, ambientale e civile di quel difficile periodo. Camus produsse autonomamente questo fumetto nel 1946 mostrando una grandissima capacità di cogliere l’atmosfera di attesa, gli umori, la personalità dei personaggi, con un senso del movimento e del taglio delle vignette che fanno di “PAM” un vero capolavoro nel settore dei fumetti  resistenziali.  Elegante e pieno di pathos  è il sapiente uso del bianco e nero [Camus N. 1946 ].

 Fig.  34  Il sapiente uso del bianco e nero nel n. 2 di  "PAM il Partigiano" – Collezione Luciano Niccolai

Fig.  35   I manifesti che tappezzavano Milano per l’uscita nelle edicole di PAM  Collezione Luciano Niccolai

 

PAM ha inoltre caratteristiche di grande modernità configurandosi come una  “graphic novel” ante litteram, genere che si presenterà in Italia soltanto 20 anni più tardi con Guido Buzzelli e Hugo Pratt.

 

La formazione antifascista dell’autore, i suoi contatti con molti personaggi impegnati nella lotta al fascismo ed al nazismo e la sua conoscenza, particolareggiata e puntuale di molte azioni partigiane fanno presumere che Giovanni Camusso fosse un uomo molto vicino alla Resistenza, se non un resistente lui stesso, soprattutto perché in quel periodo ben poche persone avevano accesso alle notizie da lui riportate. Non soltanto Camus descrisse, con abbondanza di particolari, tutti risultati veritieri, le diverse azioni resistenti, ma dette anche una vita fumettistica a molti personaggi reali indicandone anche il nome di battaglia.

 

Camus, per sua stessa asserzione, realizzò il fumetto rifacendosi a documenti ufficiali; nel numero 5 della pubblicazione egli infatti afferma “…ogni azione porta insieme al titolo il riferimento al bollettino del “CORPO VOLONTARI DELLA LIBERTA” del periodo clandestino, con dati precisi di persone e luoghi e tutte le condizioni in cui si è svolta l’operazione…”.

 

 

Questo modo di illustrare la Resistenza, coinvolgente e storicamente esatto, che in alcuni momenti ricalca tanto fedelmente gli avvenimenti resistenziali, ha fatto di “PAM il Partigiano” un fumetto-cult, quasi una trasposizione storica a fumetti, e di Nino Camus  un vero e proprio “storico a fumetti”.

 

 

 

Purtroppo, la malattia invalidante di cui soffriva da alcuni anni non gli dette più tregua e Giovanni Camusso morì a Milano l’ 11 marzo 1947 all’età di soli 37 anni.

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