NINO CAMUS E LA ROSA DI BAGDAD

 

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Un altro aspetto della multiforme personalità artistica di Nino Camus è il suo particolare approccio di DISEGNATORE alle immagini dal vago sapore dysneiano. Questo tipo di immagini fu usato durante la collaborazione di Camus alla realizzazione del primo film di animazione italiano: “La Rosa di Bagdad”.

 

L’impegno doveva essergli congeniale perché esiste una forte correlazione fra le semplificazioni artistiche della figura umana utilizzate nella satira ed i personaggi pseudo-disneyani del film. Erano inoltre propri dello stile di Camus  lo studio veloce ed accattivante dei personaggi e la poetica del paesaggio.

 

Inoltre l’interesse di Camus per i fumetti datava dagli anni ’30. Infatti alla fine del 1930 in una lettera indirizzata a  Guglielmo Giannini  giornalista, politico e scrittore, Camus espresse la sua intenzione di occuparsi di fumetti e, in data 29 gennaio 1931, ricevette la seguente risposta: “Caro Camus, l’idea è buona. Non sei il primo a tentare i cartoons…La cosa è molto meno facile di quanto supponi, ma se ci riesci son quattrini e tanti…”  e Giannini lo indirizzò a Guglielmo Torelli, fondatore della rivista napoletana “Contropelo”.

 

“Il Contropelo” era una rivista napoletana fondata nel  1904 da T. O. Relli (Guglielmo Torelli), inventore di pubblicazioni umoristico-satiriche. Di periodicità irregolare, era apprezzato per le copertine riccamente illustrate  e le vignette firmate da noti artisti quali Edoardo Dalbono, Filiberto Scarpelli, Romeo Marchetti e Senio (Giuseppe Sciti).

 

   

Fig.  1-2   Lettera di risposta di Guglielmo Giannini a Camus del 29.01.1931 - Collezione Camusso

 

Nino Camus aveva sicuramente studiato con estremo interesse le strips disneyane pubblicate sull’ “Illustrazione del Popolo” fino dal 30 marzo 1930 e, rispettivamente nel 1935 e nel 1938,  aveva collaborato sia con la "Casa Editrice Nerbini" di Firenze, che con  la "Editoriale Universo" di Milano, entrambe impegnate nella pubblicazione di  fumetti. Nel 1932 la Nerbini aveva pubblicato il primo numero del giornale illustrato “Topolino”, e successivamente i fumetti  di “Flash Gordon” e “Mandrake”, mentre l’Editrice Universo pubblicava sino dal 1937 gli "Albi dell’Intrepido", ed anche “Il Monello”.

                                    

                                                     Fig. 3  Richiesta della "Editoriale Universo" di disegni per collaborazione 11.05.1938 -  Collezione Camusso

        Fig. 4  Lettera "Casa Editrice Nerbini" per pagamento disegni mese maggio-giugno  03.06.1935 - Collezione Camusso

 

L’interesse di Camus per i cartoons era perciò di vecchia data quando, nel dicembre del 1938,  Anton Gino Domeneghini rimase profondamente colpito dalla visione di “Biancaneve ed i sette nani” di Walt Disney e decise di preparare il primo film di animazione italiano: “La rosa di Bagdad”, ispirato alle “Mille ed una notte”.

 

Domenighini, in qualità di responsabile della IMA, iniziò a raccogliere intorno a se i migliori artisti del momento, tanto che nel periodo di massimo sviluppo si contavano 47 animatori ed assistenti, 25 intercalatori, 44 inchiostratori e pittori, 5 artisti dedicati agli sfondi, tecnici, lavoratori ed assistenti amministrativi.  

 

La preparazione del film  fu fatta coralmente da tanti artisti  rappresentativi del  mondo del fumetto e dell’illustrazione italiana (tra cui l’autore delle figurine Perugina Angelo Bioletto, Libico Maraja, Guido Zamperoni e molti altri) che eseguirono circa 200 mila  eleganti disegni per “La rosa di Bagdad”. Un posto di rilievo lo ebbe anche Carla Ruffinelli, cugina di Nino Camus, figlia della "Zia Maddalena" [...] valente illustratrice di molte fiabe, che mio padre aveva chiamato a sè quando giunse a Milano per collaborare ai cartoni della  Rosa di Baghdad.

[...] [Camusso G.08.01.2016]

 

La realizzazione del film fu difficile e faticosa per la penuria di fondi ed a causa del periodo bellico: molti importanti collaboratori  furono richiamati alle armi, inoltre il bombardamento di Milano dell’ottobre  1942 distrusse gli studios del Domeneghini, il quale fu costretto a trasferire  tutto  a Villa Fè d'Ostiani e a Villa Secco a Bornato, in Franciacorta, vicino Brescia.

 

I personaggi del lungometraggio:  la bella principessa Zeila, lo zio sceicco Oman, l’ambizioso Jafar, il mago Burk e i buffi ministri Tonko, Zirco e Zizibè, nonché  Amin, il giovane maestro di musica della principessa, sono sicuramente riconducibili ai cartoni disneyani; da notare, ad esempio, la stretta somiglianza del Califfo Oman con Gongolo, uno dei nanetti di Biancaneve

 

 

                       

Fig,  5-6  Il califfo Oman de "La Rosa di Bagdad" di evidente discendenza dal Gongolo disneyano

 

Dopo il  trasferimento a Milano del 1939 ed i contatti avuti con la cugina torinese, Carla Ruffinelli,  Nino Camus entrò a far parte della grande  “famiglia” di Gino Domeneghini. Carla era figlia della "zia Maddalena" la sola con cui Eugenia Camusso era riuscita ad instaurare rapporti di fiducia ed affetto nella “fredda “ Torino.

 

La signora Grazia, che avendo ereditato dal padre  il temperamento artistico scrive ed illustra fiabe e  che negli anni 70-90 ha attivamente collaborato con Elisa Penna Vice direttore di Topolino per i periodici per ragazzi Mondadori,   in una sua e-mail del 15 aprile 2015 su questo argomento scrive:

 

[…]quando mio padre è venuto a Milano per “La Rosa di Bagdad” (1938-39) ha chiamato una sua cugina di Torino,  Carla Ruffinelli, che lo aveva dapprima imitato nel disegno, diventando in seguito un'ottima ritrattista. (Mi risulta che) si sia recata per anni nei più prestigiosi castelli dell'Inghilterra a ritrarre i  nobili. Carla Ruffinelli, di famiglia facoltosa, ha in seguito avuto molta fortuna collaborando per  tutta la vita, insieme alla sorella Teresa Ruffinelli e il di lei marito, nella prestigiosa rivista 'Famiglia Cristiana' sotto lo pseudonimo di 'Mademoiselle',  ad una rubrica di moda […][Camusso G.15.04.2015]

 

Fig. 7  Lettera di assunzione della IMA  come pittore del reparto artistico  per "La Rosa di Bagdad"  (Collezione Camusso)

 

I lavori per  “La Rosa di Bagdad”, iniziati nel 1941, si protrassero per ben 7 anni e soltanto nel 1948 il primo film italiano  di  animazione fu considerato finito. La prima ripresa venne fatta in bianco e nero perché l’Italia non possedeva ancora le attrezzature necessarie per le riprese in technicolor. Nel 1947-1948 il produttore Pelizzari e l’ispettore di produzione Manerba si recarono presso gli studi di Anson Dyer a  Stratford Abbey, Stroud, nel Gloucestershire, dove “La rosa di Bagdad” fu finalmente fotografata in technicolor e trattata in cinemascope a colori.   

 

Il film uscì nelle sale soltanto nel 1949, anno in cui fu presentato al Festival di Venezia, dove vinse il primo premio nella categoria Film per ragazzi.

 

Benché poco conosciuto in Italia, “La rosa di Bagdad” ebbe notevole successo all’estero, soprattutto in Inghilterra.  L' edizione del 1952 uscì con la voce dell’allora 17enne Julie Andrews; seguirono le edizioni tedesca e olandese ed infine quella statunitense.

 

“La Rosa di Bagdad” venne restaurato alla fine degli anni '90 dalla Cineteca Nazionale, nell'ambito del progetto "Adotta un film - 100 film da salvare". Grazie al negativo messo a disposizione dalla figlia del Domeneghini, Fiorella, il film fu  risincronizzato digitalmente e elaborato mediante la stampa fotografica ottica per ripristinare l'originale technicolor.

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