GIOVANNI CAMUSSO

 

E LE SUE ESPERIENZE BOZZOLESI

 

 Home

 

La decisione del governo italiano di entrare in guerra a fianco della Germania, certamente  non  condivisa, e le dure esperienze maturate  alla Caproni avevano fortemente segnato Giovanni Camusso.

 

Bozzolo, piccolo centro in provincia di Mantova dove vivevano i genitori della moglie i Sig.ri Ferruccio Pecchioni e Maria Parri, fu sempre un rifugio ed un importante punto di riferimento per i Camusso.

 

Per Eugenia Pecchioni rappresentava un ritorno alle origini, alla casa natale che, sopratutto nel primo anno di matrimonio, le mancò molto.

Stemma di  Bozzolo

 

[…] Questa coppia (fu) sfortunata perché non visse molto insieme; si era incontrata a Cesenatico, (di questo avvenimento esisteva una vignetta di mio padre che illustrava loro due sul ponte e un fumetto con la scritta 'censura'. Era  il 1935 o il 1936. Si erano sposati nel febbraio del 1937 andando a vivere a Torino. Nello stesso anno a novembre nasceva Fabio e mia madre aveva risentito molto della lontananza dalla famiglia di origine che l'aveva sempre coccolata e sostenuta; rimpianse nel primo anno da sposata il calore della famiglia che,  in una Torino molto fredda soprattutto come clima, non era riuscita a trovare[…][Camusso G. 08.01.2016].

 

 […] (Non trovò molto calore) salvo che in una certa zia Maddalena, mamma di Carla Ruffinelli, il cui pseudonimo era Mademoiselle di Famiglia Cristiana, valente illustratrice di molte fiabe, che mio padre aveva chiamato a sè quando giunse a Milano per collaborare ai cartoni della  Rosa di Baghdad. Questo nel 38 […][Camusso G. 08.01.2016]

 

 

Nel paese si respirava un clima di forte solidarietà umana,  vi si vivevano piccoli e grandi eroismi che coinvolgevano un po’ tutti gli abitanti. Il figlio Fabio così ricorda l’atmosfera di casa Pecchioni:

 

[…]Mi sono ricordato di un avvenimento accaduto a Bozzolo durante la guerra che ha come protagonista mio nonno materno Pecchioni […] I tedeschi reclutavano con la forza e inviavano manodopera italiana in vagoni-bestiame in Germania e in uno di questi treni, che passava da Bozzolo, i prigionieri sono riusciti ad aprire un vagone e a fuggire inseguiti dai tedeschi. Ebbene, un giovane siciliano, di aspetto minuto, è stato nascosto dal nonno sotto una cesta finché il treno è ripartito e poi accolto in casa sua per parecchi giorni lontano dagli occhi dei fascisti. Il giovane poi è ritornato a casa non so come, e mi pare che il suo cognome fosse Colella[…] [Camusso F.G. 05.10.2017]

 

Oltre che per questo favorevole contesto famigliare, a Bozzolo per Giovanni furono  molto importanti le frequentazioni politiche, Camusso vi incontrò infatti personalità di primo piano della resistenza e vi ebbe anche esperienze più dirette e personali.

 

Grazie ai racconti della madre, la figlia Grazia ricorda ancora:

 

[…] Ma fu nel 1940 che scoppiò la guerra e  (mia madre e mio padre)  dovettero separarsi  più volte per via dei bombardamenti. Mia madre si rifugiò col bambino ancora a Bozzolo, suo paese natale. (…). Mio padre più di una volta vi si recò  in bicicletta......sobbarcandosi 132 km di pedalata (!), attraversando i ponti sventrati sui fiumi, su delle chiatte improvvisate per andare a trovare lei e il bambino, e penso anche per cercare un po’ di pace e per sfamarsi. Qui era accolto a braccia aperte dai miei tenerissimi nonni che hanno allevato sia me che Fabio per i primi 10 anni con profondo affetto. Questi viaggi dovevano essere una miniera di incontri più o meno ravvicinati e di avventure. […]

 [ Camusso G. 08.01.2016]

 

 

A Bozzolo Camusso incontrò varie volte Don Primo Mazzolari:

 

Don Mazzolari fu una delle figure più carismatiche del Cattolicesimo della prima metà del Novecento. Sul piano religioso fu un precursore delle idee del Concilio Vaticano secondo. Propugnò la libertà religiosa, il dialogo, la Chiesa dei poveri. Politicamente fu uno strenuo oppositore dell'ideologia fascista e di ogni forma di ingiustizia e di violenza. Ebbe  collegamenti con molti gruppi antifascisti e dopo l'8 settembre 1943 partecipò attivamente alla lotta di liberazione, aiutando in ogni modo la Resistenza.  Venne  arrestato con una ventina di parrocchiani e altri sette sacerdoti di vari paesi limitrofi dalla Guardia Nazionale Repubblicana (Gnr), ma dovette essere rilasciato e visse in clandestinità fino al 25 aprile 1945. Dopo la guerra, l'Anpi di Cremona gli riconobbe la qualifica di partigiano.

 

[…]Sull’alba della domenica 31 luglio 1944 - scriverà don Primo Mazzolari  - fui arrestato insieme ai miei coadiutori dai militi della Brigata Pesaro di stanza in paese sotto l’accusa di favoreggiatore e finanziatore dei partigiani e degli sbandati della zona. La mia situazione personale era gravissima per la fondatezza della accusa e per alcune deposizioni estorte con sevizie a qualcuno che era stato interrogato prima del mio arresto.[…][Preziosi G.  2012]

 

 […]A Bozzolo aveva anche incontrato Don Primo Mazzolari, l'arciprete del paese, che era ritenuto di sinistra per via della sua difesa strenua dei lavoratori e dei poveri. Bozzolo è sempre stato un paese povero collocato in zona depressa, ma la mia famiglia, ovvero i nonni erano commercianti bravi, onesti e lavoratori per cui a noi non è mai mancato nulla. […] [Camusso G. 08.01.2016]

  

Il figlio Fabio arricchisce la storia familiare anche attraverso i ricordi della zia Liliana Pecchioni

 

[…]eravamo a Bozzolo perchè i miei nonni materni abitavano li' e confermo che mio padre in alcune sue visite alla famiglia (veniva in bicicletta da Milano) si è incontrato con Don Mazzolari ed ha parlato con lui a lungo, 3/4 ore, ed è tornato molto soddisfatto del colloquio nonostante lui fosse decisamente ateo. […] [ Camusso F.  05.11.2015]

 

[…]Mia zia 88enne, sorella di mia madre, alcuni giorni fa mi ha specificato che il primo  colloquio di mio padre con don Mazzolari avvenne a Bozzolo (lei aveva 9 anni) in occasione del suo prossimo matrimonio con mia madre. Questo era dettato dal fatto che (il matrimonio) doveva essere celebrato in chiesa. Papa' era un ateo convinto e, per correttezza, volle farlo presente all'officiante Don Mazzolari per avere un suo consenso. Dopo alcune ore passate in trepidazione da tutta la famiglia bozzolese, mio padre tornato dal colloquio e interpellato su cosa si erano detti, rispose che avevano parlato di tantissimi argomenti (riguardanti la situazione politica) senza che venisse mai  menzionato il matrimonio religioso, argomento che era stato bellamente accantonato dal lungimirante eccezionale prelato che, immagino, abbia preferito dare più importanza alla correttezza e alla dirittura morale del "postulante". […] [Camusso F. 08.03.2016]

 

 

 Nel viaggio in bicicletta fatto da Giovanni nell’aprile 1945, di cui fa un accurato resoconto al padre, Camusso era accompagnato da “...un Dott. del Comitato di Liberazione…”, che più sotto lui descrive come “...fratello della Dott. AMAL della Domenica del Corriere…”. Questo personaggio è stato identificato in Ottaviano Moretti Foggia, farmacista di Bozzolo, uomo di grande cultura e membro del Comitato di Liberazione, meglio noto come Giuseppe “Pen” Foggia.

Questa identificazione è stata confermata il 10 Novembre 2015  dal Dott. Luigi Benevelli,  presidente dell’Anpi di Mantova,  il prof. Bettoni conferma la sua ricostruzione. Luigi Benevelli”, udito l’autorevole parere del Prof. Ludovico Bettoni Caro Benevelli, la nota citata dalla tua corrispondente è senz'altro esatta. Quanto alla partecipazione del Pén Fògia al CLN, la direi ovvia, benché non abbia nessun ricordo personale in proposito: avevo 16 anni! Cordiali saluti, Ludovico Bettoni”. [Bettoni Benevelli 10.11.2015 15:57,09, 2015 3:44 p.m. 10.11.2015 15:45],

 

Fig     Ottaviano Moretti Sforza Ritratto da Aldo Bottoli

Ottaviano Moretti Foggia, farmacista a Bozzolo meglio noto come Giuseppe “Pen” Foggia, alchimista, collezionista di opere d’ arte; eclettico personaggio di ampia cultura era uno dei fratelli della Dottoressa Amalia Moretti Foggia di Mantova (Il Dott. AMAL della Domenica del Corriere). Amalia fu una donna formidabile, progressista, una suffragetta ante-litteram, prima pediatra donna in quel di Milano, amica della miglior intellighentia del suo tempo (Anna Kuliscioff, Sibilla Aleramo, Ada Negri) e di artisti, scrittori ed intellettuali non proprio conformi al potere politico dell’epoca. Con lo pseudonimo di Dott. AMAL teneva una rubrica di consigli medici di successo sulla "Domenica del Corriere" e successivamente con lo pseudonimo di Petronilla una rubrica di cucina bellica o per tempi difficili,  etc… Quasi certamente Giovanni l’aveva conosciuta presso la redazione del “Corriere della Sera” o della “Domenica del Corriere”.

 

 

Furono più di una trentina gli aerei abbattuti nel mantovano durante la seconda guerra mondiale.

 

 La storia familiare ed i ricordi del figlio Fabio evidenziano che il padre, mentre era a Bozzolo,  andò a vedere un aereo bombardiere caduto in zona, e che entrò in contatto con un aviatore anglo-americano,  poi nascosto dai partigiani  in una cascina di campagna nel Mantovano.

 

[…]mia zia, sorella di mia madre, di anni 89 - e quindi presente ai fatti accaduti durante il periodo bellico - mi ha detto che in una certa occasione mio padre, informato in via segretissima (dai partigiani?), è entrato in contatto con un aviatore anglo/americano gettatosi col paracadute dal suo apparecchio abbattuto e [poi] nascosto in una cascina di campagna del mantovano. In base a cio' mi sono ricordato che in un momento in cui mio padre era a Bozzolo, ha avuto il permesso (forse perchè lavorava alla Caproni) di visitare un aereo bombardiere caduto in zona e mi ha portato in regalo un pezzo dello stesso […][ Camusso F. 09.02.2016]

 

Successivamente il figlio precisa:

 

 […] (Mio padre) grazie ad una tessera di appartenenza alla Caproni andò, … forte del documento Caproni, quindi in qualità di tecnico, (e) pote' visitare il relitto...Mi pare inoltre di ricordare, data la localizzazione, che il luogo dell'abbattimento fosse Redondesco […][Camusso F. 13.02.2016]

 

Fig.      Lapide aereo abbattuto a Redondesco

Il 19 ottobre del 1944 venti caccia decollarono da Ghedi e Villafranca per intercettare i bombardieri americani. Alle 13.50 gli americani sganciarono le loro bombe e colpirono la stazione ferroviaria e il ponte dei Mulini. Tre bombardieri vennero colpiti dai caccia; uno di questi, l'88, comandato dal tenente Donald Treadwell jr, fu abbattuto su Redondesco. Dei cinque componenti l'equipaggio, (Donald D.Treadwell (comandante), Joseph M. Prebil, William M. Robinson e Walter G. Flynn ), due morirono nell'attacco, altri due erano ancora vivi, ma una squadra delle brigate nere disperse la popolazione accorsa per spegnere le fiamme e, nonostante le urla e la presenza di testimoni, li uccisero a colpi di arma da fuoco, infierendo sui loro cadaveri. Il quinto, il pilota tenente James W. Tarbutton jr. di 22 anni, si lanciò con il paracadute e, atterrato nel territorio di Redondesco, venne salvato dal garibaldino Badini Massimo e nascosto per sette giorni in un casolare in mezzo ai campi.  Alvino Monici lo nascose in un fienile e di notte lo aiutò a fuggire. Secondo il Badini la squadra delle brigate nere  era comandata da un certo G.O. vicebrigadiere dell'UPI; della squadra faceva parte un altro milite chiamato P.G.O., rimasto ucciso in uno scontro coi partigiani a Mariana Mantovana il 25 marzo 1945, nessuna notizia sull'altro milite. Bozzolo ha dedicato una lapide.

 

[…]sembra confermato il fatto che mio padre riusci' non solo a vedere l'aereo abbattuto ma anche a parlare con il ten. James W. Tarbutton jr., poi nascosto dai partigiani[…][Camusso F. 16.02.2016].

 

[…]In merito all'aereo caduto aggiungo che i piloti erano due e dell'altro  non se ne è saputo più nulla[...][Camusso G. 13.02.2016].

 

 

Home